Un libro, un’opera, un importante reportage fotografico, dagli occhi di chi ha vissuto in prima persona il disastro del 25 Aprile 2015 al campo Base Everest-Lhotse, con le mani di chi per prima si è prodigata nei soccorsi dei sfortunati alpinisti e subito dopo nei più remoti villagi Nepalesi. Questa è Annalisa Fioretti.
“Oltre”, edito da Bellavite Editore, è un tomo di 160 pagine dense di fotografie scattate nei giorni in Annalisa Fioretti decise di restare in quel paese ferito cambiando lo scopo del suo viaggio: dalla spedizione sul Lhotse, al tentativo di prestare soccorso di villaggio in villaggio portando con sé le sue competenze mediche e le poche risorse a disposizione.
“Inizialmente doveva essere solo un libro di immagini, così era nella mia mente, ma mentre si componeva ho capito che senza parole e senza uno scritto quelle foto avevo molto meno senso -ha spiegato Annalisa– così ho steso quattro capitoletti di accompagnamento, e non è stato per niente facile”. La difficoltà non è stata tanto quella di non essere una scrittrice di professione, ma quella di ripercorrere con la mente i momenti fermati nelle sue foto, riviverli, risentirli: “E’ una cosa che già faccio in ogni serata organizzata per raccogliere fondi -ha continuato- dove so già prima di cominciare che quando tornerà a casa la notte dovrò affrontare sogni e incubi”.
E in quelle foto ci sono almeno due scatti particolarmente significativi. “La prima è l’immagine di copertina, con tutte queste candele accese che per me hanno una doppia valenza -ha spiegato la Fioretti- sono sia il simbolo della morte e del rito funebre così come nella tradizione Buddhista e Induista, sia il simbolo della rinascita e della luce così come lo intendiamo invece nella nostra di tradizione. Quindi un forte segno di speranza. L’altra foto invece rappresenta un momento particolare per me, quello in cui si è rotta la barriera della diffidenza tra la gente dei villaggi e me, straniera che entravo nelle loro case diroccate per soccorrere.”
I proventi della vendita del libro saranno interamente devoluti ai priogetti umanitari per la scuola di Jharlang.
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